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Sport | Eugenio Scagliusi

Eugenio Scagliusi

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Maratona da ricordare o da dimenticare?

Maratona da ricordare o da dimenticare?


Racconti e ricordi di viaggio sono sempre piacevoli. Lo sono sempre stati anche quelli in occasione di maratone, con le ore trascorse con gli amici tra scherzi, risate, ricerche di ristoranti prima e dopo gara, amabili sfottò su sfide, risultati e prestazioni. Non così per l’ultima, domenica scorsa.
Siamo andati a Parma in nove, tutti felici e contenti; siamo tornati in otto, sconvolti ed increduli. Luigi Liuzzi, nostro caro amico, prima ancora che atleta, dopo ventitré chilometri è partito improvvisamente per una altro viaggio, senza ritorno. Quasi come fosse uno scherzo e limitandosi a dire a chi era con lui fino a pochi chilometri prima “Ragazzi, andate; io rallento; me la voglio godere.”

È partito in modo improvviso, senza avvisare nessuno, senza lasciar intendere nulla, senza alcun segnale verso chi, sconosciuto, era con lui in quel momento. È entrato anche nel cuore di chi, non conoscendolo, ma correndo solo occasionalmente insieme per pochi metri, ha voluto raccogliere pettorale e chip per portarlo con sé fino al traguardo.

Sì, in fondo era stata una bella giornata e, non sapendo quello che era accaduto, siamo stati tutti soddisfatti di aver terminato la maratona, ognuno con il proprio passo. Tutto rovinato dalla notizia all’arrivo, che poco dopo abbiamo dovuto constatare tragicamente in tutta la sua fredda realtà.

Questo viaggio a Parma non potrà essere raccontato e ricordato come piacevole. Segnerà per sempre tutti noi che eravamo lì, per correre con Luigi. Segnerà per sempre tutti agli altri amici podisti che hanno corso con lui in tante gare. Tutti ancora sconvolti ed increduli.
Anche riprendere a correre sarà dura; ma lo faremo, anche nel ricordo di Luigi. Lo faremo già da domenica prossima, portando in gara un poster con la sua foto e tagliando il traguardo con lui, tutti insieme. Lo porteremo al traguardo, quel traguardo che non ha potuto tagliare domenica scorsa, partendo per l’altro viaggio.

Forse a me resterà un ulteriore personale rammarico. Anni fa uno spot pubblicitario diventato famoso concludeva con la frase: “Una telefonata ti allunga la vita.” Dovevo fare una telefonata: quella ai familiari di Luigi che attendevano di sapere come mai, già primo pomeriggio, non si avessero notizie della gara. Mi veniva in mente lo spot e, in quel momento, la palese contraddizione di quella frase. Quella telefonata, preparata per quasi due ore per capire cosa dire e con quali parole; pensando a lungo a come comunicare; ipotizzando le reazioni e avendo cura di prevedere le parole successive; quella telefonata, che sua moglie ed i suoi due figli ricorderanno per sempre come lunghissima, già a me è sembrata interminabile. Ha finito con l’allungare la nostra vita, non quella di Luigi.

Avrei voluto scrivere e concludere diversamente, ma non posso. Alleniamoci, prepariamoci, cauteliamoci da un profilo medico sanitario, conduciamo una vita sana ed equilibrata, prestiamo attenzione ad una corretta alimentazione. Facciamolo perché, per quanto tutto ciò possa servire e per quanto imprevedibile sia l’altro viaggio, serva comunque ad allontanare il più possibile quella telefonata.