Natale è tempo di luci. Facciamo quasi a gara e ci piace accendere giochi di luci nei luoghi più cari, sia nelle nostre case sia nelle nostre città.
Natale è tempo di luce. Ciò che, con il cristianesimo, si cominciò a festeggiare come Natalis Christi, nella tradizione romana era il Natalis solis. Anche in precedenza, popoli, culture, religioni, in tempi in cui le attività lavorative erano essenzialmente agricole, proponevano rituali che avessero lo scopo di aiutare il sole nel momento di minor forza, preoccupati che non potesse più rinascere.
I festeggiamenti coincidevano con il solstizio d’inverno, momento dell’anno il cui il Sole raggiunge il punto più basso rispetto alla superfice della Terra, illuminando l’orizzonte per un periodo di tempo estremamente limitato. Toccato il minimo, con il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno, il Sole ricomincia a salire, rendendo le giornate gradualmente più lunghe e luminose. È sempre stato evidente il forte valore simbolico: la rinascita del Sole rappresentava la vittoria della luce sul buio delle tenebre, del bene sul male.
L’avvento del cristianesimo trasformò la ricorrenza facendola coincidere con il natale di Cristo.
Credenti o non, quella del Natale è per tutti festa di luce. Perché c’è bisogno di luce, per tutti e per tutto. Non se ne può fare a meno. Abbiamo bisogno di luce. Una luce che, fioca o intesa che sia, comunque ci aiuti. Ne accusiamo il bisogno specie nell’oscurità della notte, quando il buio può far paura o quantomeno ci limita. Sentiamo la necessità di farci guidare dalla luce, quasi di accoglierla come si fa con un gradito ospite.
Per i credenti, la luce è la Luce di Cristo, coincidente con il primordiale fiat lux di Dio: «Dio disse: “Sia la luce”. E la luce fu (καὶ εἶπεν ὁ θεός: “Γενηθήτω φῶς”. Kαὶ ἐγένετο φῶς.)»
Da sempre immanente nel Padre Creatore, la Luce, presente anche nelle tenebre per quanto non accolta, si irradia, vera, nel Natale di Cristo, “luce del mondo” (ἐγώ εἰμι τὸ φῶς τοῦ κόσμου), che chi segue non solo non correrà il pericolo del camminare nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (τὸ φῶς τῆς ζωῆς). Una luce, dunque, sempre splendente – anche nei momenti più difficili (le tenebre, τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει) – che il Prologo giovanneo identifica con il Lògos divino, cioè con il Figlio che è Dio presso il Dio. Il Gesù storico, nato nel mondo, è la Luce della Vita (τὸ φῶς τῆς ζωῆς), luce vera che illumina ogni uomo (Ἦν τὸ φῶς τὸ ἀληθινόν, ὃ φωτίζει πάντα ἄνθρωπον, ἐρχόμενον εἰς τὸν κόσμον).
Per i credenti si tratta di verità essenziali che ognuno dovrebbe ben conoscere (anche nelle fonti originarie) quando si festeggia il Natale.
In fondo, la straordinaria bellezza del mistero della luce è la sua presenza anche quando non la si “accolga”. Perché, nel tempo, anche ogni specie di tenebra si schiarisce e dirada.
Sei credente? Allora pensa al Natale come presenza della Luce da seguire: “Io sono la luce del mondo (Ἐγώ εἰμι τὸ φῶς τοῦ κόσμου); chi segue me, non camminerà nelle tenebre (ὁ ἀκολουθῶν ἐμοὶ οὐ μὴ περιπατήσῃ ἐν τῇ σκοτίᾳ), ma avrà la luce della vita (ἀλλ’ ἕξει τὸ φῶς τῆς ζωῆς)”» (Gv 8,12).
Non sei credente? Allora pensa al Natale come presenza misteriosa di una luce che, pur fioca, prima o poi tornerà a splendere per accompagnare e consentire la vita.
Mi piace l’immagine del Sole di Mezzanotte, con l’astro sempre presente sull’orizzonte estremo della Terra. Un Sole che non tramonta mai. In fondo, basterebbe cambiare la prospettiva e provare a seguire quell’orizzonte…
Insomma, credente o non che tu sia, ti rivolgo il mio messaggio di auguri per questo Natale:
“Accogliere la luce del Natale
in tutte le vicende del quotidiano
significa farne qualità di vita.
Auguri di luce vera, sempre…”
Nell’apparente semplicità, quasi una sfida e missione di vita.