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Eugenio Scagliusi

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Lettera al Direttore (di Covid 19)

Lettera al Direttore (di Covid 19)


Caro Direttore, sono il COVID 19 ed ho deciso di scriverle dopo aver letto un paio di suoi articoletti di cui mi pregio essere stato ispiratore. Grazie per la giusta attenzione che anche voi mi avete dedicato. Per me è una bella soddisfazione essere citato in questa rivista, che ospita tante cose carine. Mai avrei sperato che questo mio successo approdasse addirittura in una rivista di spiritualità e cultura cattolica.

Mi riferisco ad un primo articoletto sul numero speciale 1 – 2 del 2020, quando ero particolarmente impegnato a fare il mio mestiere, presente, oltre che in giro per il vostro Bel Paese, anche alle case vostre che – devo dire – ho trovato molto ospitali e ben disponibili ad accogliermi; un secondo articoletto sul successivo numero 3 del 2020. In quest’ultimo, però, se mi consente, caro direttore, lei mi ha trattato un po’ malamente perché si è preso la briga di fare una specie di predica sulla morte. Le devo ricordare, direttore, che in fondo io non sto facendo altro che il mio mestiere e che se voi mi avete voluto così tanto tanto bene, così intrattenendomi, non è che me ne posso fare una colpa. Piuttosto, se pensate che la mia presenza non sia più gradita, non dovete fare altro che darvi un regolata, prendere le giuste precauzioni contro di me (visto che ormai dopo più di un anno dovremmo conoscerci bene e dovreste sapere come fare) e tanti saluti, ché me ne vado a lavorare da qualche altra parte.

Vede, direttore, ho l’impressione che, nonostante i predicozzi suoi e di qualche altro come lei che proprio non mi sopporta; nonostante tutti i vostri richiami alla responsabilità, alla solidarietà, al buon senso, alle attenzioni ad evitare assembramenti (che poi, di che si tratta? Boh… Quante persone ci vogliono per un assembramento?); nonostante il suo invito a quello che ha chiamato “il corretto vivere sociale” (tra l’altro, direttore, per piacere, in privato magari me lo scriva meglio che cosa vuol dire, che ho l’impressione di non aver capito bene cosa volesse dire e forse, se mi permette, non lo hanno capito in molti). Ebbene, nonostante tutto questo, la gente mi ama. Sì, mi ama. All’inizio mi vedeva male, perché vengo dalla Cina e qui i cinesi proprio non li sopportate, anche se poi correte ai loro mercati a comprare di tutto. A proposito, ho saputo da un mio amico che anche lei è andato l’altro giorno al negozio cinese vicino al suo studio a comprare le lucine per la bicicletta. Be’…stavo dicendo che all’inizio la gente mi vedeva male. Però poi siamo entrati in confidenza e siccome in questo Bel Paese siete molto giocherelloni, tra contatti, baci, abbracci, aperitivi, tanti bei affollamenti ed occasioni per stare insieme, ci siamo divertiti veramente tantissimo.

Poi ho capito che tutto questo divertimento ha cominciato – mi scusi, direttore – a starvi sulle scatole. Perché, avendo esagerato un pochino nel divertimento, vi hanno chiusi in casa e sono finiti i festeggiamenti. Comunque, proprio perché ho tanti amici che mi amano, ho saputo che molti erano contenti di rimanere a casa. Suvvia, direttore, anche lei: i miei informatori mi dicono trascorra il fine settimana a leggere e scrivere e mi risulta che anche sua moglie si è un po’ rotta di questa cosa. Altrettanto contenti sono stati quelli che si lamentavano dello smart uorching (scusi, direttore, lo scrivo così, che è più nazional popolare), praticamente lo stare a casa a fingere di lavorare. Va be’…a lavorare… a lavorare a chiacchiere… Che già in ufficio non è che si faticasse tanto tanto, si figuri a casa, con il pigiama tutta la giornata.

Insomma, una cosa e l’altra, gira e rigira, arriviamo al dunque. Direttore, sappia che di quei predicozzi alla gente non gliene frega proprio niente. Perché invece di prestare maggiore attenzione e utilizzare questo cavolo di buon senso, la responsabilità, il senso civico, la solidarietà e bla bla bla, siete tornati come prima, cioè a giudicarmi come un extracomunitario cattivo da emarginare e far fuori al più presto. Addirittura dopo averci voluto tanto bene, avete scomodato il Presidente della Repubblica per fare un nuovo Governo che si impegnasse a cacciarmi! Direttore, scusi, ma lei lo sa che mi volete cacciare con un vaccino e che nel mondo se ne stanno inventando un sacco, pur di farmi fuori, quando esistono movimenti “anti vaccini” (quelli sì che sono amici veri, veramente brave persone) in grado di ricordare e testimoniare tutto il bene che ho fatto nel mondo? Con un vaccino mi volete cacciare, a me? Vi farò combattere. Perché, a parte tutti questi cari “anti vaccini”, tutti amici miei, che non faranno mai quella siringhina, ho il vantaggio di essere un vero carnevale: mi maschero e cambio in continuazione, che ne devi fare di Zorro e Superman e l’Uomo Ragno e tutti quegli altri…Ancora non lo avete capito? Sono un giocherellone anch’io e per questo andavamo d’accordo!

Piuttosto, direttore, sarà forse il caso che, dopo questo vaccino (che tanto lo so che prima o poi ve lo farete tutti, giusto per farmi sparire, come successe con il mio amico COLERA, con mio nonno VAIOLO e con tanti cari miei parenti ed antenati, ormai morti e stramorti, che prima avete cercato e poi avete fatto fuori) ve ne studiate un altro. Sì, vi serve un altro vaccino. Vi serve un vaccino più efficace. Un vaccino che vi metta la testa a posto, che ultimamente non state capendo più niente.

Ecco, caro direttore, in fondo, oltre al ringraziamento per la vostra ospitalità, il motivo di questa letterina. Mi permetto di suggerire che questa rivista si faccia tramite per lavorare per un vaccino più serio ed utile. Secondo me non è roba biologica o cose del genere; piuttosto, è roba di testa, di cervello. Boh…psichiatrica o neurologica, forse. O forse qualcos’altro. Mi spiego: dovete mettere la testa a posto. Perché ho deciso di scrivere proprio a lei, direttore? Perché anche lei non perda troppo tempo a scrivere i suoi predicozzi che, le ripeto, non funzionano tanto tanto bene e piuttosto veda di suggerire all’editore di dedicarsi a qualche bella preghiera, perché secondo me, secondo l’esperienza di questo per me bellissimo anno passato insieme, solo un miracolo vi può salvare.

Meh…allora vedete di organizzarvi per qualche miracolo. Almeno per una seria intercessione. In ogni caso smettetela di predicare questo inutile “buon senso”, che come vede non serve a niente e mi fa proprio un baffo. Giusto per non chiudere e salutare volgarmente.

Con tanta stima, vi porgo i miei più contagiosi saluti.

(pubblicato nella rivista bimestrale "Vivere In", 1/2021, pagg. 39 - 41)

  https://www.vivere.in/2021/03/rivista-vivere-in-n-52020-2-2/

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