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Eugenio Scagliusi

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Nella storia, da attori protagonisti

Nella storia, da attori protagonisti


Ci sono letture giovanili che sfuggono alla occasionalità e, riemergendo periodicamente, condizionano il lettore in quelle successive, finendo così per indirizzarne formazione e personalità. Un testo pubblicato nel 1979, a quel tempo proposto ad un gruppetto di adolescenti ancora incerti e timorosi per la vita che si schiudeva davanti a loro, si è effettivamente rivelato sempre attuale e foriero di nuovi approfondimenti. Nel suo titolo e nella sua “prefazione” stimolava a considerare tutti gli uomini attori nella storia, protagonisti ed inseriti in un superiore contesto attraverso le proprie azioni, apprezzate come durature. Quel testo, piccola antologia di scritti in precedenza pubblicati su questa rivista, Vivere In, nata pochi anni prima, ha costituito per molti la fonte primaria su cui ricercare, ben oltre la semplice linea editoriale, il fine e l’ideale proposto dall’associazione di laici che la volle quale strumento di comunicazione.

Nella prefazione di quel testo, in poche righe, la esposizione di una certezza che diventava programma e quasi missione di vita: “Attori nella storia sono tutti gli uomini, più o meno consapevolmente. Estremamente durature sono le loro azioni, in bene e in male. Come in un circuito vitale, non c’è nessuno che viva solo o che possa ritenersi solo…”.

 

Nell’esordio, la universalità della proposta: la qualità di attori in capo a tutti gli uomini, senza esclusione di alcuno.

Rispetto alla più comune opinione, secondo cui la storia è riserva per pochi, versione dei fatti di chi detiene il potere, se ne propone un’altra che concepisce e racconta la storia quale sviluppo di singoli episodi di individui, in connessione necessaria, che silenziosamente e quasi segretamente operano nel quotidiano. Emerge una concezione della storia come responsabilità etica, come impegno fattivo di ognuno, socialmente e responsabilmente aperto alla collaborazione con altri.

Storia è creazione continua, agire ininterrotto, proiezione e sviluppo delle molteplici vite individuali. Non riserva per pochi, ma dinamica proiezione delle molteplici individualità delle persone. Anche degli ultimi o degli sconfitti, dei dimenticati o degli oppressi. Anche loro contribuiscono alla creazione dell’esperienza comune, propria di tutti gli individui impegnati con passione, con ogni piccola scelta di azione, a realizzare la propria vita, a dar seguito alle proprie aspirazioni, a dar voce ai propri ideali e valori. Tutto concorre, attraverso l’azione, a generare il concreto, il mondo reale, la storia, nell’ambito della quale sorgono, si producono, si sviluppano, tutte le vicende umane, dalla politica al diritto, dalla morale alla religione.

Il percorso è comune, riguarda ognuno e tutti, nell’unica certezza di essere presenti sul palcoscenico della vita; tutti insieme nel realizzare l’esperienza, nel vivere, nella costruzione di singoli che si ritrovano e camminano nella ricerca di unità.

 

Non si può prescindere dalla storia, preciso riflesso di noi tutti e delle nostre realtà. Storia è considerare la realtà: osservarla, conoscerla, ragionarla, studiarla, farne tesoro per arricchire l’esperienza, sia personale sia comune. Storia è il dato certo, reale, non oggetto di speculativa analisi critica, che va colto e che – più semplicemente – non può essere ignorato. Al suo centro si colloca l’individuo, quanto di più prezioso e che dà valore a tutte le cose della vita e della storia. Quel singolo, semplice, spesso sperduto individuo che, spinto dalla naturale tensione ad agire, impegnato nella via della vita concreta, è interamente proteso a realizzare la sua esperienza, a costruire il mondo umano. Così, la concezione vichiana, secondo cui “…la storia la fanno gli uomini…” si completa ed arricchisce con quella secondo cui “…la storia la fa l’uomo, perché quello che l’uomo ci mette, quello ci trova…”, proposta dalla speculazione del filosofo del diritto Giuseppe Capograssi. Se, con Vico, “...verum ipsum factum…”,il vero è il fatto e si può conoscere con verità solo ciò di cui si è autori, cioè la storia, occorre altresì consapevolezza che la storia è fatta dall’individuo, che la percorre come artefice: conosciamo la storia perché la facciamo e la storia non è che il riflesso preciso di noi stessi. Desoggettivizzare la storia, invece, varrebbe a cercarne il motore non nei bisogni dell’individuo, pur in condizioni determinate, bensì esclusivamente nelle occasionali e bizzarre condizioni oggettive, negli eventi accidentali, nella pura casualità del tempo.

Il primo e più grave errore da superare è il ritenere che l’individuo nulla possa di fronte ai grandi eventi che lo riguardano e che gli appaiono superiori o comunque lontani. La realtà, il contesto generale nel quale operiamo, si compone di individui e di coscienze individuali, tutte prese ed interessate a vivere e persuadersi attraverso il percorso dell’esperienza comune. Ogni azione o espressione di volontà ad un primo livello di coscienza persegue il suo fine concreto ed immediato; ad un livello superiore, persegue la creazione del mondo pratico umano, il mondo della coesistenza; ad un livello ancora più profondo crea l’esperienza comune e, nel segreto, l’esperienza morale, cioè l’attitudine ad una risonanza ancor superiore, connaturale al destino, all’aspirazione intima dell’individuo e della sua azione al fare la storia.

Questa coesione e connessione di individui, di comuni interessi e fini di vita, è il presupposto dell’esistenza del mondo storico, nel quale – attraverso l’azione – le varie forme delle esistenze convivono. Ne consegue che l’azione, la singola azione di ognuno, finisce così con il potersi riferire solo superficialmente ad un singolo individuo, rappresentando nel profondo la manifestazione di ciò che, attraverso l’esperienza comune, finisce nella storia.

 

A conseguenza, la storia non si può comprendere solo in relazione al suo continuo sviluppo. Si ridurrebbe a storiella; come fosse una favoletta per bambini. La storia si comprende con l’analisi della vita umana all’interno della comunità politica di riferimento ed in cui è protagonista l’individuo; con l’individuo ed attraverso l’individuo, fino ad ogni pubblica istituzione e fino allo Stato, massima somma e sintesi di individui nel loro percorso comune.

La comprensione, mai agevole e mai sottovalutabile, richiede una complessa ricostruzione dell’accaduto: una paziente ricostruzione di un puzzle le cui tante tessere, una accanto all’altra, una diversa dall’altra, ognuna per sé apparentemente piccola ed insignificante, tuttavia ognuna essenziale perché costruttrice di una parte di verità, confluiscono nell’unum. È il faticoso cammino dell’esperienza, che da individuale diventa comune. È il dinamico mistero della vita, che viaggia tra varietà e molteplicità verso unitarietà e sintesi. È l’affermazione del valore dell’azione, che dal suo titolare si manifesta ed apre alle relazioni. È riconoscere che uno ed altri sono ugualmente necessari, al punto da diventare quasi misteriosamente la stessa cosa.

Per quanto la storia, come dinamica articolazione dell’individuo, assuma i caratteri di mutevolezza e temporalità, tuttavia occorre radicarsi nella certezza, acquisire coscienza e consapevolezza, che le nostre azioni, durature nel tempo, incidono profondamente nelle nostre comunità e, dunque, nella storia. Forse varrebbe ad evitare il pericolo dei più nefasti corsi e ricorsi, provando a far tesoro dell’esperienza comune in prospettiva della unitaria umana esistenza.

Quella del, da attori protagonisti, farsi storia, è primaria esigenza di vita, strettamente connaturata alla presenza stessa di ogni individuo nel mondo. Richiede una costante ed incessante azione di promozione e qualificazione della presenza, che è ciò che distingue la mera e remissiva passività rispetto alla vita, dalla opposta acquisizione e rivendicazione di responsabilità personali nella costruzione del mondo reale. Richiede un preciso e sempre amorevole interesse per la conoscenza, per la formazione, per la crescita, per l’arricchimento intellettuale, morale e spirituale, con entusiasmo e dedizione. Nella consapevolezza che questi siano elementi per la crescita comune.

Quello del, da attori protagonisti, farsi storia, è in fondo un vero e proprio ideale di vita. E come ogni ideale, qualunque esso sia, anche quello del farsi storia muove da un metodo operativo e da un modello con cui confrontarsi. Nella poliedrica varietà di significati, metodo e modello possono sintetizzarsi con una parola: lògos. La storia, risultato del passaggio dall’esperienza individuale all’esperienza comune, si costruisce attraverso il metodo del lògos – dialogo. La storia, quale creazione continua ed agire ininterrotto, si risolve nella dimensione del lògos – azione. La storia, proiezione del desiderio di uscire dalla individualità per aprirsi alla comunità, si nutre dal valore del lògos – amore.

Al principio, una sola certezza: il lògos, forza creatrice originaria, primo moto ispiratore del tutto, che, valorizzando lo strumento del dialogo, si realizza incarnandosi in ogni vicenda umana, spinto da libera tensione d’amore. In questo, il lògos è la storia, il centro, la ragione profonda, la risposta e la soluzione dell’esistenza. Il cerchio si chiude: tutto ruota intorno al lògos. Intendere il lògos quale principio di razionalità universale che tutto dirige, oppure come principio cristiano di Essere Assoluto, appartiene alla più intima scelta di ognuno. Con tutto quanto meravigliosamente ne consegue. In ogni caso, scoprire questa dimensione valoriale della storia, vale la bellezza del vivere e del portarla avanti. Per costruirla, responsabilmente, da attori protagonisti. Persuasi, profondamente, che in essa si possa incidere. Ricercatori, attenti, nei ritmi e nelle vicende del tempo, dei germi del lògos. Entusiasti, consapevolmente, di vivere conformandosi al lògos.

(pubblicato nella rivista bimestrale "Vivere In", 1/2022, pagg. 6 - 9)
https://www.vivere.in/2022/03/rivista-vivere-in-n-52020-2-2-2-2-2-2-2-2/

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