Altro che parole, il dialogo come stile di vita
Nel tempo della sovrabbondanza delle parole, c'è chi propone il tornare al "dialogo" per farne un rinnovato metodi di vita. Di più: chiede di elevarlo a Norma regolatrice e universale di una nuova polis globale. La tesi è sostenuta da Eugenio Scagliusi, avvocato barese con il vizio della scrittura, che svolge il ragionamento nel secondo dei suoi testi mandati in libreria (Per una politica del dialogo, edizioni VivereIn).
All'epoca di comunicazioni frenetiche, ma pure di idiosincrasie culturali, scontri politici plateali e radicalismi di vario genere, Scagliusi si inerpica su sentieri impervi. La sua è una ricerca sul tema del dialogo. Un percorso sinuoso che ora è osservazione sociologica, ora introspezione psicologica, ora speculazione metafisica. Per diventare, infine, incitamento morale. Il testo passa in rassegna i concetti di parola, di conversazione e comunicazione. Ma allo scopo di escludere che esse, da sole, possano rappresentare l'essenza autentica del dialogo. Il quale, invece, postula altre indispensabili attività: il silenzio, per esempio, senza il quale nessun dialogo sarebbe possibile. O anche l'ascolto: dell'interlocutore innanzi tutto, ma anche di sè. Si dialoga per incontrare l'Altro (il tema - annota Scagliusi - è particolarmente avvertito nel pensiero contemporaneo, dopo che il mondo antico è stato dominato dall'attenzione per l'Essere e quello moderno dal Soggetto). Il dialogo reclama "l'abbandono della supremazia del proprio io", diventa "strumento di conoscenza" e consente di scoprire "elementi di verità anche nell'altro". Si manifesta così un approccio per così dire illuministico, che postula verità plurali, ma che non si spinge fino a rinnegare "la propria identità".
Il dialogo diventa il mezzo per "potenziare una ricerca comune" e riuscire a far "transigere" anche coloro che vorrebbero restare "intransigenti". Esiste, e Scagliusi non se lo nasconde, il rischio che il confronto dialogico assurga al rango di mistica da abbracciare, ma vacua e improduttiva. Oppure che lo si adoperi quale puro strumento metodologico senz'alcuna altra ambizione. L'autore chiede di andare oltre e propone "il dialogo come stile di vita, come prassi e come ethos" per realizzare "una civiltà del dialogo". Scagliusi lo propone, a se stesso e a chi lo legge, come una "bussola per la vita" e come "norma universale, naturale e non codificata", che sia utile per "una continua ricerca di un nuovo umanesimo". L'Autore auspica l'attenersi a due principi evangelici ("fate agli altri ciò che volete sia fatto a voi" e "ama il prossimo come te stesso") per la costruzione di una nuova polis della "comprensione integrale".
Prefato dal senatore Gaetano Quagliariello (l'autore milita nel PdL), il libro è privo di accenti ideologici. E appare assai lontano da alcune prese di posizione del centro destra italiano, influenzato dai condizionamenti oscurantisti della Lega Nord.
(Francesco Strippoli, in "Corriere del Mezzogiorno", 24.08.2011, p.11)