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Eugenio Scagliusi

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La Chiesa ed il restauro delle opere d'arte: il caso di Santa Maria Assunta di Polignano a Mare

La Chiesa ed il restauro delle opere d'arte: il caso di Santa Maria Assunta di Polignano a Mare


La storia bimillenaria della Chiesa Cattolica porta con sé la formazione di un patrimonio d’arte e di architettura sul territorio italiano che ha costituito una voce di rilievo nell’economia della società. Un patrimonio di valore inestimabile e che rappresenta motivo di ricchezza per i nostri territori laddove lo si tuteli, preservi e valorizzi in maniera oculata.

Le pratiche di restauro, ovvero la restituzione di ciò che l’opera ha perduto nel tempo, sono sempre costituite da operazioni costose, delicate e complesse. Tecniche e metodiche di restauro, sempre più aggiornate, ottengono il massimo risultato laddove a guidarle vi sia una componente culturale umana di particolare pensiero e sensibilità. Non a caso i grandi artisti del Rinascimento sono stati anche i primi abili restauratori. Tra i tanti, Raffaello, Bramante, Brunelleschi, Alberti, tutti in grado di studiare e realizzare strutture innovative e geniali, accompagnati da altrettanto abili artigiani capaci di cambiare le tele originali ad antichi dipinti ad olio, come di sostituire il legno ammalorato con una nuova tela, oppure di saper ricostruire marmi e archi logorati dal tempo scegliendo e studiando con cura materiali e interventi.

Vale anche per i grandi restauri del tempo presente, nei quali alle tecniche sempre più all’avanguardia si accompagna il certosino lavoro di gruppo, peraltro oggetto di quotidiana vigilanza e controllo da parte di esperti, oltre che – attraverso la stampa ed i social – di costante presentazione dei risultati alla collettività.

Il significato dei beni culturali ecclesiastici è strettamente legato alla fede. Tuttavia, la bellezza delle chiese ci eleva e rapisce, ed anche chi pensa di non avere fede rimane colpito dal loro splendore. Ogni ingresso arricchisce il visitatore, affascinato e consapevole della bellezza. La chiesa diventa non solo luogo di presenza eucaristica, ma anche luogo di riflessione ed incontro dell’essere umano con il suo principio e la sua fine, luogo di scoperta dell’infinito. Del resto, la Chiesa ha sempre affermato il particolare valore dell’arte sacra sia per la sua natura di nobile attività dell’ingegno umano, sia per la relazione con la bellezza divina espressa dalle opere dell’uomo, sia per il contributo prestato alle menti degli uomini indirizzandole religiosamente a Dio.

Peculiarità delle chiese è che esse, con le loro opere, costituiscono prima di tutto un edificio di culto, non già un comune museo. La differenza sta nell’occasione, che solo l’edificio di culto offre, di favorire il visitatore ad interrogarsi sul senso profondo della vita, di rendere visibile l’invisibile. Non potrebbe essere altrimenti per un organismo, quale la Chiesa Cattolica, il cui interesse primario è il bene delle anime, a differenza dello Stato, che guarda alla dimensione tipicamente umana e storica dell’opera da salvaguardare. Quanto mai efficace, a riguardo, l’affermazione del cardinale Angelo Bagnasco (in occasione del restauro della cattedrale di San Lorenzo a Genova), secondo cui “L’arte sacra ci porta a riscoprire Dio”. Non a caso, l’enorme patrimonio artistico – culturale della Chiesa si cautela con la collaborazione delle comunità dei fedeli, oltre che attraverso i finanziamenti all’uopo destinati dalla Chiesa stessa. Finanziamenti pubblici, contributi dei fedeli, economie derivanti dal turismo di massa, attratto anch’esso dalle bellezze delle opere d’arte presenti nelle chiese: singoli tasselli tutti indispensabili nell’ottenimento del risultato finale. Lo scopo finale, costituito dalla corretta salvaguardia dell’opera, è ben raggiunto se lavoro di gruppo ed economie necessarie vengono gestite, oltre che con passione e professionalità, con spirito di reale appartenenza comunitaria, con le attenzioni e la cura – nell’accezione più ampia del termine – che solo quel valore massimamente garantisce.

Il lavoro collaborativo di tutte le agenzie preposte al restauro, Diocesi, Conferenza Episcopale, Sovrintendenza, imprese e maestranze a vario titolo impegnate, i fedeli e più in generale la parte più sensibile della comunità locale, abilmente coordinato dal più nobile spirito civico riservato alla valorizzazione di un bene ritenuto comune, cioè appartenente alla comunità più che alla Chiesa, garantisce risultati degni del valore di quanto oggetto di restauro.

È quanto accaduto recentemente per il caso della chiesa Santa Maria Assunta (già Chiesa Matrice ed ex Cattedrale) di Polignano a Mare, noto centro turistico pugliese, meta di visitatori da ogni parte del mondo, oggetto di importanti lavori di restauro conservativo che l’hanno complessivamente interessata per quasi nove anni. Gli interventi hanno riguardato le facciate, il rifacimento del cappellone che custodisce le reliquie di San Vito, patrono della città, nonché le decorazioni pittoriche dei soffitti, con interventi di recupero e consolidamento dei plafoni e del colonnato, il coro ligneo con i relativi dipinti, gli impianti elettrici, l’organo, la pulizia di tele e dipinti. Una vera e propria rinascita a nuovo splendore per una chiesa ricca di opere d’arte.

La chiesa, di origini medioevali, nel tempo fatta oggetto di molteplici interventi architettonici e di costante incremento nell’arredo pittorico, scultoreo e decorativo, assunse il suo aspetto attuale nel Settecento, quando fu resa più consona alla sua funzione di sede vescovile seguendo le indicazioni fornite dal Concilio di Trento (1545 – 1563). Fonti documentali accreditano Polignano a Mare quale sede vescovile già dal 672, con consacrazione della chiesa alla Vergine Assunta nel 1295 ad opera del vescovo Guglielmo.

La chiesa custodisce al suo interno opere di straordinaria bellezza, a cominciare dalla particolarissima controfacciata, costituita da una bussola lignea riccamente decorata e sormontata dall’organo. Subito dopo l’ingresso, a sinistra, si incontra la fonte battesimale piramidale del 1776, con marmi policromi intarsiati, alla cui sommità vi è un piccolo rilievo raffigurante il Battesimo di Cristo. Continuando a sinistra, si trova la Cappella del Presepe, costituita da un gruppo scultoreo risalente al 1520, opera di Stefano da Putignano, altresì autore delle statue decorative sulla facciata (San Marco e Sant’Antonio) e della Pietà, scolpita in un blocco monolitico di pietra intorno al 1515, di una Madonna con il Bambino incoronata da due angeli del 1520 e di altre sculture minori.

Dietro l’altare maggiore si trova il magnifico Coro Ligneo realizzato in tre fasi tra il 1611 ed il 1773 e che raffigura 35 ritratti, sovrastato nella parete di fondo da un disegno monumentale che rappresenta la cacciata dei mercanti dal tempio, coro e dipinti realizzati da maestranze pugliesi, al pari dei tanti altri dipinti e del pulpito, opere risalenti tutte al XVI secolo.

Sul soffitto della navata centrale, un dipinto raffigurante l’Assunta, eseguito da maestri locali sotto la direzione di Lucas Alvese nel 1720, a completamento dei lavori di ristrutturazione eseguiti all’epoca, al pari della decorazione pittorica del transetto, dove è raffigurato il protettore, San Vito, accompagnato in Gloria dai suoi precettori e nutrice, Modesto e Crescenza.

Sopraelevato rispetto all’altare, posizionato sul coro, dal quale è separato da una volta a stella, si trova il Cappellone di San Vito (1611 – 1618), con il suo altare di marmi policromi realizzato nella prima metà del Settecento e l’armadio reliquiario in legno che lo sovrasta, contenente la statua di San Vito e i busti lignei dei santi Modesto e Crescenza, riccamente decorato.

Nella Pinacoteca adiacente alla chiesa, già adibita a sacrestia, primeggia il famoso polittico di Bartolomeo Vivarini, cinque pannelli eseguiti tra il 1445 ed il 1499 raffiguranti La Madonna in trono con il Bambino e san Bernardino da Siena, san Nicola da Bari, San Vito e san Giovanni Battista, opera di notevole valore, connotata da influenze tipiche del Rinascimento veneto, accompagnata da opere di Andrea Bordone (Madonna del Carmelo, 1672 – 1781), Tommaso Scalera (Compianto su Cristo Morto del 1666) e di maestri pugliesi, risalenti ai secoli XVI e XVII (Madonna del Rosario, Madonna del Velo, Annunciazione con San Vito Martire).

Il corredo artistico della chiesa si è ulteriormente impreziosito, proprio in occasione dei recentissimi lavori di restauro, di un’altra opera di notevole valore: la Deposizione di Cristo, opera del pittore spagnolo Jusepe de Ribera, detto “lo Spagnoletto”), presente in Italia nel secondo decennio del ’600, con influenze caravaggesche. Va dato atto che si tratta di una prestigiosa donazione da parte della professoressa Bianca Tavassi La Greca, docente all’Università “La Sapienza” di Roma ed allieva di Giulio Carlo Argan, da tempo studiosa affascinata dalla storia e dai tesori di questa chiesa.

La chiesa Santa Maria Assunta di Polignano a Mare, insomma, riconsegnata alla comunità dei fedeli ed alla intera società civile in tempi ragionevolmente brevi, comunque congrui rispetto all’entità del restauro, consente di riflettere sull’importanza della cura dei luoghi di culto, efficaci strumenti per accompagnare il proprio percorso di fede e di crescita interiore attraverso immagini, iconografie, simboli, architetture mai occasionali e sempre liturgicamente ordinate. Al tempo stesso, si tratta di un’opera che, unitamente ai valori religiosi, valorizza quelli culturali, così diventando strumento comunicativo ben apprezzabile dalla parte “laica” della società civile. Invero, la sua storia, pur stratificata tra il Quattrocento ed il Settecento, costituisce valida occasione per apprezzare i canoni estetici del Rinascimento adriatico, del Manierismo post – tridentino e del Barocco meridionale.

Non da ultimo, il suo equilibrato e delicato restauro testimonia come il lavoro sinergico e coordinato, fare rete, creare sistemi integrati, possa costituire esempio per l’esecuzione delle tante opere pubbliche richieste nel tempo in cui viviamo, spesso smarrite tra negligenze, sprechi e diseconomie. Un esempio di come, invece, il corretto utilizzo delle tante risorse elargite dalla Chiesa, dalla C.E.I., dagli enti locali, da privati finanziatori e dai fedeli, finanche attraverso le pur apprezzabili piccole offerte private, possa consentire di manutenere, tutelare, valorizzare e meglio fruire le chiese, così contemperando i vari aspetti ad esse legati, dalle attività liturgiche e pastorali a quelle di indubbia promozione turistica.

In un momento storico in cui da più parti si invoca la cura della bellezza, in ogni sua forma, occorre che ciò assurga realmente a motivo ispiratore di qualsivoglia iniziativa. Le modalità che la Chiesa pone in essere riguardo i restauri delle opere d’arte testimoniano come essa abbia parimenti a cura le anime e l’uomo, come inserito nei contesti storici, sociali e culturali del proprio tempo. 

(pubblicato nella rivista bimestrale "Vivere In", 6/2021, pagg. 32 - 35)
https://www.vivere.in/2022/01/rivista-vivere-in-n-52020-2-2-2-2-2-2-2/

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