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Crisi di valori e valore in crisi: il valore del diritto | Diritto | Eugenio Scagliusi

Eugenio Scagliusi

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Crisi di valori e valore in crisi: il valore del diritto

Crisi di valori e valore in crisi: il valore del diritto


Società in crisi è il titolo di un articolo originariamente pubblicato su questa rivista e, di seguito, inserito in una raccolta dal titolo Attori nella Storia. Nonostante il tempo trascorso dalla pubblicazione di quell’articolo (era il 1979!), ogni volta che, in occasione di colloqui o letture variegate, compare la parola “crisi”, ne riemerge il ricordo.

Sembra che alle crisi non vi sia mai fine: non si riesce a vederne tramontare una, che già ne albeggia un’altra. Non valga a sminuire l’importanza di tutte le altre l’affermazione che quella che da sempre più temiamo è la crisi di valori. Anche su quali questi siano, quali siano precisamente i valori in crisi, si registrano tantissime e divergenti opinioni. Ciò che qui si vuole sostenere è che se c’è un valore in crisi, questo è il diritto o, meglio, il valore del diritto. Forse la crisi più generalizzata è proprio quella del valore del diritto.

Quello del diritto è un valore che emerge dalla presenza di tutti noi nello stare nella vita, nell’essere presenti, dal partecipare alla storia delle comunità. Presenza che, pur faticosa, spesso meccanicisticamente sfuggente alla migliore consapevolezza di sé, è il dato certo e che ci accomuna. Siamo tutti calati nella vita e la nostra attività pratica, attraverso le quali la vita si svolge, contribuisce al tempo stesso a realizzare la nostra storia.

Ciò che scegliamo nell’attività pratica, le singole azioni, ogni singola scelta, risulta, al fine, collettivamente e comunitariamente determinante. Quella che originariamente nasce come scelta personale di ogni individuo, successivamente può assurgere a scelta comune. La mia scelta, intima, personale, diventa la mia azione, importante e fondamentale per me; ma nel tempo si misura con le altre, di altri individui, altrettanto importanti e fondamentali per loro. Solo l’esperienza comune, il viaggiare insieme, il viaggio cui la vita ci obbliga, supera l’individuo e assurge a livello superiore. L’esperienza comune, cuore della vita, genera a sua volta esperienza giuridica. Perché è dal comune vivere che nascono esigenze, bisogni, interessi, che occorre tutelare e regolamentare, con una cogenza che ognuno riconosce come valida perché ne rileva l’origine sociale. Ciò che chiamiamo diritto è frutto di questo percorso, generato attraverso la comune esperienza sociale.

Questo diritto, dunque, non è qualcosa fuori da me. Nasce anche da me e dal mio modo di stare nella vita, dal mio modo di essere, dai contenuti che ripongo nella mia vita, dal come la indirizzo. In una parola, diremmo dai valori che guidano la mia vita. Sicché il diritto, nato dalla vita, è sì il risultato di valori, azione dominata da valori; è altresì esso stesso un valore connaturato alla vita stessa nella quale esso si produce.

Lo sforzo delle scelte da compiere è faticoso, al pari della vita. Non è affatto semplice vivere e, vivendo, scegliere tra interessi e bisogni contrapposti. Il procedimento di costruzione del diritto è lento e spesso doloroso, ma trova il suo fondamento nella intimità di ogni individuo, radicato nelle più profonde esigenze, aspirazioni, speranze. Il diritto è l’individuo nella pienezza della sua personalità. Ognuno di noi è e costruisce diritto, frutto di una vera e propria “lotta” infinita, secondo la calzante espressione del giurista Rudolf von Jhering. Perché se i fatti, la realtà storica, produzione di ognuno, diventano norme (nella accezione più ampia, diritto)e l’interpretazione ed applicazione delle norme (anche attraverso l’esperienza del processo) regola a sua volta i fatti nel loro futuro svolgimento, quella del diritto è, appunto, lotta che mai sarà sopita, rappresentando l’aspirazione di ognuno a soddisfare e salvare sé stesso e la propria vita, in continua perenne evoluzione. Questa aspirazione, pur individualmente comprensibile, finisce con l’essere ingiustificabile perché sostanzialmente irrealizzabile se non nella contemperazione propria del vivere sociale. Non è una perdita di qualità e valore, ma la realizzazione di un valore in sé: il valore diritto, che vive e nasce dall’individuo ma si eleva e nobilita nell’esperienza comune.

La crisi che più ci preoccupa, dunque, è quella del valore del diritto. È la crisi che nasce dal fuggire o non riconoscere questa prima e fondamentale realtà: la responsabilità dell’individuo nella sorte della vita e della storia. È la crisi che nasce dal non produrre il massimo sforzo, con il contributo della propria azione, al fine di contribuire al corretto vivere sociale e così al bene comune. È la crisi che scaturisce dal soffocare la primaria regola aurea che alberga in ogni individuo, “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, che nella sua versione positiva, “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, esprime il concetto di amore. Ecco tutto. Ecco ciò che più ci preoccupa. Soffocare il diritto, così inteso, come è presente nell’intimo, con la sua primaria regola aurea, equivale a togliere il respiro. Ed è quando ci manca l’aria che ci accorgiamo di respirare. Occorre allontanare con decisione questa spaventevole asfissia, lasciando che il valore del diritto si mostri nella quotidianità e realizzi pienamente nella storia.

(pubblicato nella rivista "Vivere In", 2/2023, pagg. 28 - 29)
https://www.vivere.in/2023/06/rivista-vivere-in-n-2-2023/